Tra le diverse pratiche apistiche che si devono adottare per una conduzione tecnicamente ed economicamente valida degli alveari, la nutrizione riveste un ruolo particolarmente importante perché ad essa si ricorre in diverse situazioni e momenti dell’anno ed è in grado di garantire, se ben condotta, buoni risultati produttivi.
La presente nota si propone di offrire un quadro generale e volutamente schematico delle diverse forme di nutrizione al fine di fornire agli apicoltori una guida di rapida consultazione e un punto di partenza per ulteriori approfondimenti.
Indice
Nutrizione di bisogno con zucchero
A seconda delle finalità per le quali viene effettuata, la nutrizione con zucchero può essere suddivisa in nutrizione di bisogno e nutrizione stimolante. Iniziamo dalla nutrizione di bisogno. Le famiglie di api possono in molti casi non avere scorte di miele sufficienti per sopravvivere nel corso dell’inverno o, in altre stagioni, durante lunghi periodi di tempo cattivo; è quindi necessario intervenire con la somministrazione di alimento sotto forma di sciroppo di zucchero o di candito. Lo sciroppo deve essere piuttosto concentrato (65 % di zucchero in peso) per fornire la minore quantità possibile di acqua alle famiglie e quindi, a parità di capacità dei nutri tori, la maggiore quantità di zucchero. Il candito si ottiene mescolando 3 parti, in peso, di zucchero a velo con 1 parte, in peso, di miele liquido. La pasta così ottenuta si somministra alle api introducendola nell’alveare tra le assicelle portafavi e il coprifavo.
Molta attenzione deve essere prestata al tipo di alimentazione somministrata e alla corretta gestione della stessa, alla conservazione adeguata dei mangimi prima dell’utilizzo. In particolare è bene seguire i seguenti accorgimenti
-Evitare di somministrare miele alle api se non sterilizzato: esso infatti potrebbe veicolare patogeni
-Visto che la nutrizione viene somministrata in periodi di carestia è molto facile che una colonia debole, nutrita nel modo e nel momento sbagliato, venga saccheggiata. Per questo motivo è vivamente consigliato effettuare le distribuzioni di sera e con porzioni tali da potere essere consumate nel corso della notte.
Nutrizione Stimolante
Tra i diversi prodotti dell’apicoltura, il miele rappresenta senza dubbio quello di maggior interesse per l’apicoltore. Anche se si può affermare che, praticamente, in ogni zona d’Italia una famiglia d’api ha a disposizione fonti nettarifere sufficienti al proprio sostentamento, dal punto di vista economico, la produzione di miele è però possibile solo se ne vengono accumulate quantità sensibilmente superiori alle necessità dell’alveare. Ciò avviene quando vi è un notevole flusso di miele e la colonia di api è sufficientemente ricca di bottinatrici da poterlo utilizzare. Per flusso di miele si intende una produzione di nettare o di melata così abbondante da consentire alle api la costituzione di scorte. Per produrre buone quantità di miele gli apicoltori debbono conoscere le caratteristiche floristiche della zona in cui operano per poter prevedere quando si verificheranno i flussi di miele e adottare tempestivamente tecniche di conduzione che consentano di disporre di alveari ricchi di bottinatrici al momento opportuno. A tale scopo tra le diverse tecniche adottabili, la nutrizione stimolante riveste un ruolo particolarmente importante, soprattutto quando si vogliano sfruttare flussi di miele precoci, specie se di breve durata.
La nutrizione stimolante consiste in somministrazioni di sciroppo di zucchero al 50 % in peso per 2-3 volte a distanza di 7-10 giorni a dosi di 0,5-1 l ciascuna volta. L’operazione deve essere iniziata 45-50 giorni prima del flusso di miele che si intende utilizzare. Tale periodo dipende dal ciclo biologico dell’ape. La maggiore importazione spinge la regina ad incrementare l’ovideposizione; poiché intercorrono 21 giorni dalla deposizione dell’uovo allo sfarfallamento dell’operaia adulta che diventerà bottinatrice dopo un analogo periodo di tempo, appare evidente la necessità dell’anticipo indicato
La nutrizione stimolante è una tecnica di conduzione di semplice realizzazione, ma, per applicarla correttamente, sono necessari perizia ed esperienza da parte dell’apicoltore che deve essere in grado di incrementare lo sviluppo dei propri alveari senza provocare effetti negativi. In primo luogo si deve tener conto che, per l’allevamento della covata, le api consumano notevoli quantità di polline; pertanto, qualora la zona in cui si opera non disponga di sufficienti risorse pollinifere, esse devono essere integrate con opportune distribuzioni di polline o di suoi surrogati. In secondo luogo il maggior numero di api conseguente alla nutrizione stimolante, soprattutto se le condizioni atmosferiche sono sfavorevoli, può risultare eccessivo rispetto alle scorte presenti nell’alveare al punto che, nei casi più gravi, si può determinare la morte per fame delle famiglie; in tal caso si rende necessario intervenire con nutrizioni di soccorso senza, tuttavia, eccedere nelle dosi per evitare il rischio di inquinare il miele. Si deve, infine, sottolineare che l’incremento di ovideposizione, irrobustendo le colonie di api, stimola la sciamatura ed è, quindi, indispensabile adottare tutte le tecniche atte a controllare tale fenomeno.
Oltre che per aumentare la produzione di miele, la nutrizione stimolante trova utile applicazione anche in altre occasioni dell’attività apicola. Per avere un buon svernamento, gli alveari devono essere ricchi di api giovani; tale condizione dipende da una buona ovideposizione sul finire dell’estate: in mancanza di sufficienti fioriture tardive, il comportamento della regina può essere guidato mediante la somministrazione di sciroppo diluito. In modo analogo, un’ampia disponibilità di api giovani si rivela particolarmente utile anche per la formazione di sciami artificiali.
In generale, la nutrizione stimolante è una tecnica apicola che, se applicata correttamente, consente di ottenere buoni risultati produttivi anche se, per esplicare appieno la propria efficacia, deve essere unita a razionali pratiche di conduzione degli alveari.
Nutrizione con il polline
Le api necessitano per l’allevamento della covata, di abbondante polline. Tale alimento può, talvolta, soprattutto all’inizio della primavera, non essere disponibile in quantità sufficiente. Questo avviene quando le fioriture, specialmente quelle pollinifere, sono scarse o le scorte dell’anno precedente sono inutilizzabili; causa principale del loro deterioramento è lo sviluppo di muffe, determinato, in particolare, dall’eccesso di umidità presente nell’arnia durante l’inverno. In queste circostanze è opportuno fornire alle api polline o suoi surrogati, come farina di castagne, farina di estrazione di soia, lievito di birra e latte magro in polvere. Tale alimento deve essere fornito sotto forma di polvere lasciata a disposizione delle api nelle immediate vicinanze dell’ apiario in contenitori di fortuna oppure in appositi distributori.