Passato l’inverno, in una famiglia che ha un normale sviluppo, almeno 10000 individui sono rimasti.
Per capire lo stato di salute della famiglia, anche senza aprire l’arnia, in modo da non raffreddare la famiglia se le temperature fossero ancora basse, si possono studiare i residui del cassettino di fondo. Qui possono trovarsi tutta una serie di detriti, opercoli aperti, alcune uova che inizialmente si perdono. Aprendo il solo cassettino si vede lo spazio occupato dalle api, sotto forma del glomere.
In questo modo si capisce la grandezza della famiglia e se ci fossero delle malattie i cui sintomi sarebbero visibili.
I favi nelle arnie non si possono tenere per troppo tempo (più di 5 anni) poiché ogni larva che si trasforma in pupa e poi sfarfalla, lascia nelle cellette le mute e il bozzolo, che diminuisce lo spazio disponibile; i favi dovranno essere sostituiti quando non si riesce a vedere luce attraverso. Oltre ai problemi di restringimento dello spazio, con conseguente sviluppo di api più piccole del normale, l’accumulo di bozzoli può diventare un pericolo per accumulo di parassiti.
Nella gestione dell’alveare sarà importante anche il momento dell’aggiunta dei fogli cerei, che non possono essere introdotti sempre, ma nei momenti in cui le famiglie sono in fase di sviluppo e in cui ci sono molte importazioni.
All’uscita dell’inverno, le famiglie vanno tenute sotto controllo e rifornite di scorte di cibo.
Per ottenere famiglie idonee a essere utilizzate per le prime fioriture primaverili è utile indurre una precoce ripresa dell’allevamento ricorrendo all’alimentazione stimolante, a base di sciroppo, almeno un mese prima della fioritura.
Per produrre miele di acacia, che é quello con più valore, occorre fornire la nutrizione stimolante finalizzata a produrre nuove operaie per la raccolta del miele con le tempistiche esatte per arrivare al momento delle fioriture con un alto numero di bottinatrici (api nate da uova deposte 40 giorni prima).
La nutrizione stimolante può essere fornita in modi differenti, un esempio è usare sciroppi in tappi forati, i fori nel tappo sono sufficientemente piccoli da impedire allo sciroppo denso di cadere nell’alveare e, non potendo entrare all’interno, visti i fori piccoli le api assumeranno il cibo con una certa lentezza, per simulare un importazione progressiva di nettare, che stimola la regina a deporre uova.
Come detto, per avere un alta quantità di bottinatrici, la nutrizione stimolante deve avvenire almeno 40 gg prima della fioritura interessata. I nutritori non possono mai fornire alle api cibo per tutto il tempo, anche quando è presente nettare da fioriture abbondanti, altrimenti le api non lo userebbero per nutrirsi ma lo immagazzinerebbero come miele (vietato per legge).
Altre tecniche per conferire nutrizione stimolante é l’uso di canditi (zuccheri a velo e acqua o miele e acqua), nel periodo invernale si usano prodotti solidi in forma di candito, per limitarne il consumo in modo che le api si possano nutrire più lentamente e defecare all’esterno dell’alveare quando la giornata è abbastanza calda da permettere l’uscita dall’alveare (T>10°C). L’obiettivo é di arrivare in estate con l’intera arnia occupata (10favi) con la regina che allarga la deposizione fino a riempire l’intero favo di covata.
Nella parte superiore dei favi le api stoccano inizialmente il miele nel melarietto
Quando la colonia si allarga il miele viene o usato o spostato nei favi laterali o nel melario; questo fatto deve essere ricordato per la produzione di mieli uniflorali, quando si aggiunge il melario bisogna essere certi che nei favi sia presente il minor quantitativo possibile di miele, altrimenti si potrebbe rischiare che vecchie raccolte di miele vengano spostate nel melario inquinando il futuro miele.
Se lo sviluppo delle api fosse troppo elevato, si potrebbero avere situazioni in cui la colonia é già perfettamente sviluppata agli inizi della primavera. In questo caso si deve cercare di indebolire la colonia per limitare la “febbre sciamatoria” o per fare una sciamatura artificiale. La sciamatura artificiale può essere decisa quando non sono presenti fioriture interessanti per dividere in due la colonia; la sciamatura artificiale si fa prelevando da differenti alveari alcuni favi e si spostano in un nuovo favo.
Risulta essere opportuno che i nuovi nuclei si spostino di almeno 3km in modo da evitare che le api bottinatrici tornino nel vecchio alveare per colpa dei feromoni della vecchia regina; inoltre è bisogna evitare di effettuare la sciamatura artificiale in periodi freddi per evitare che si riduca il numero di api che quindi non riusciranno a mantenere il microclima di 35°C necessari alla sopravvivenza delle api e della covata.
Si può decidere di fare la sciamatura artificiale con meno favi, 3 favi, ma che contengano la vecchia regina.
In linea generale gli apicoltori, anche con poche famiglie, lavorano andando a prelevare un favo per arnia, per mantenere maggiormente in equilibrio la colonia; in questi casi si cerca di allargare i favi con sviluppo inferiore mentre favi molto più sviluppati vengono alleggeriti di più favi per mantenerli in equilibrio, al posto dei favi prelevati si inseriranno favi vuoti o con foglio cereo.
I favi prelevati da colonie differenti e riuniti in una nuova arnia, non lotteranno fra di loro perché non si sentono le legittime occupanti dell’alveare, in più per anticipare i tempi si aggiungerà la celletta reale contenente la futura regina.
Per avere prima una nuova regina si potranno acquistare delle regine che vengono sospese in gabbiette di plastica tra i favi. Quando vengono inserite la regina non esce direttamente in quanto tra l’uscita e l’ape c’e del candito che permette, nel tempo necessario a mangiare il candito e aprirsi un uscita, di assumere l’odore simile alle altre in modo che le api presenti la accettino.
Se alla fine dell’inverno o in autunno le colonie fossero misere e stentassero, é opportuno non dare troppo spazio alle api quindi eliminare favi e mettere un diaframma in modo che sia più facile lo sviluppo e il mantenimento del microclima.
Per agevolare lo sviluppo in più si sposta il favo più vuoto al posto del primo favo non occupato da covata in modo da agevolare gli spostamenti di miele e dare spazio per la covata. Se le famiglie sono troppo deboli o orfane di regina conviene riunirle in un unica arnia
Calendario Lavorazioni
A questo punto è senz’altro opportuno stabilire quali sono le operazioni che devono essere effettuate durante l’anno e la loro successione cronologica perché l’alveare dia una produzione buona come quantità e come qualità. E’ opinione piuttosto diffusa tra i non addetti ai lavori che per ottenere il miele basti mettere le api in campagna e tornare dopo qualche mese per raccogliere la produzione, questo poteva essere in parte vero fino a dodici – quindici anni fa, data dell’arrivo della Varroa, il piccolo acaro che tanti danni ha provocato alla nostra apicoltura; oggi le cose sono molto diverse ed è necessario razionalizzare il lavoro per rendere la pratica dell’apicoltura redditizia e soddisfacente. Stabiliamo ora le varie operazioni da svolgersi mese per mese e che, in corretta successione, rendono il lavoro più razionale e migliorano spesso la quantità e la qualità del raccolto.
Naturalmente il buon senso, la conoscenza del clima della zona e soprattutto la pratica suggeriranno agli apicoltori il giusto periodo in cui tutte quelle operazioni per una corretta gestione degli alveari in suo possesso dovranno svolgersi.
Per comodità cominciamo dal mese di Gennaio, in questo mese operazioni dirette sulle api e sugli alveari sono da sconsigliare tranne che in casi di forza maggiore oppure in presenza di temperature che superino i 16 gradi ed in presenza di sole, perché le api sono spesso raccolte in glomere ed inoltre aprendo l’arnia si disperderebbe il calore che le api anno accumulato per la loro sopravvivenza. Nel caso si verifichi nell’arnia una carenza di alimento dovuta ad un troppo rapido utilizzo delle riserve si può intervenire con la nutrizione dall’esterno utilizzando il foro appositamente predisposto sul coprifavo ed un nutritore esterno appositamente preparato. In questo mese è possibile compiere tutte quelle operazioni che normalmente non si ha il tempo di fare durante l’anno, per esempio la riparazione delle arnie danneggiate, la disinfezione delle arnie non utilizzate mediante il calore o l’uso di disinfettanti, la pulizia e la disinfezione delle attrezzature che entrano in contatto con il miele, si possono infine armare i telaini nuovi con il filo di ferro zincato e saldare i fogli cerei.
Nel mese di febbraio nei nostri climi cominciano le prime fioriture di essenze come l’asfodelo, il mandorlo, le bocche di leone ed altre. Le api cominciano ad uscire inizialmente per i voli di purificazione per poi iniziare a bottinare, verso la fine del mese è opportuno iniziare le visite di controllo agli alveari per eliminare le famiglie che eventualmente fossero malate, riunire quelle orfanizzate e troppo deboli e controllare le condizioni generali di tutte le arnie. Per lo svolgimento di queste visite è opportuno attendere una giornata di sole ed una temperatura di circa diciotto – venti gradi, durante questa visita si devono verificare soprattutto le seguenti condizioni
a) stato di salute della famiglia;
b) presenza e condizioni di salute della regina;
c) presenza della covata e sue condizioni;
d) quantità di miele e di polline presenti nell’alveare;
e) presenza di parassiti;
f) condizioni dei favi.
Nel mese di marzo bisogna intensificare le visite per evitare, per quanto possibile, la sciamatura; purtroppo non è possibile evitare completamente questo fenomeno, è pero possibile attenuarne gli effetti innanzitutto con una corretta gestione delle famiglie, intervenendo per fornirgli i melari al momento giusto e suddividendo le famiglie per formarne di nuove. Molto importante è la selezione delle famiglie dal punto di vista dell’attitudine alla sciamatura, generalmente il numero delle famiglie aumentava mediante la cattura degli sciami, perciò più una famiglia sciamava più si riproduceva e più aumentavano le famiglie con tendenza alla sciamatura; oggi invece si preferiscono le famiglie con una scarsa propensione alla sciamatura ed è proprio da queste che si deve partire per la formazione di sciami artificiali, regine e nuclei. Le famiglie che manifestassero forte tendenza alla sciamatura vanno orfanizzate, la loro nuova regina deve provenire da una famiglia che non ha la tendenza alla sciamatura. Un’altra operazione che deve essere effettuata in questo periodo è la messa in opera dei melari e degli escludiregina. E’ opportuno in questo mese o nel successivo sostituire quei favi che per un motivo o per l’altro si siano danneggiati, questi favi devono essere spostati al lato dell’arnia e, durante una visita sostituiti con un foglio cereo o con un favo già costruito. Durante questo mese, soprattutto nelle zone costiere, può iniziale la produzione di nuclei e di regine, dato che spesso vi è già la presenza di fuchi in volo, cioè maturi sessualmente e perciò in grado di fecondare le nuove regine.
Nel mese di aprile si deve continuare l’opera di prevenzione della sciamatura e la aggiunta di nuovi melari con fogli cerei o favi costruiti. Questo è anche il mese più adatto per la produzione di nuclei e la sostituzione primaverile della regina. Data la variabilità delle produzioni inoltre in molte zone è il caso di iniziare le operazioni di spostamento delle famiglie per seguire le fioriture, operazione che prende il nome di nomadismo, oppure, per lo meno, di preparare le famiglie per il trasporto. Inoltre nel mese di aprile si può cominciare il lavoro di smielatura in laboratorio, dato che i primi melari pieni sono stati già prelevati dalle famiglie.
Nel mese di maggio si continuano le operazioni di smielatura e, nel caso si effettui il nomadismo, si continuano gli spostamenti delle casse in produzione per seguire le fioriture soprattutto nelle zone più alte e più lontane dal mare. In questo periodo è necessario tenere d’occhio l’arnia per porre rimedio alla eventuale assenza di uova e di covata, sintomo di mancanza di regina (orfanità) o di sterilità della stessa e mettere sotto controllo la presenza di eventuali malattie. Generalmente fra la fine di maggio e l’inizio del mese di giugno in molte zone della Sardegna si crea un buco temporale nelle fioriture che viene sfruttato per effettuare uno o più trattamenti tampone, con prodotti biologici data la prossimità delle successive produzioni, che tengano sotto controllo la incidenza del parassita Varroa destructor, che proprio in questo periodo ma soprattutto nel periodo compreso fra la seconda meta di giugno ed agosto incide maggiormente sulla popolazione della famiglia fino ad arrivare a distruggerla.
Nel mese di giugno si deve valutare la presenza di flora mellifera e la eventuale necessita di trasferire le arnie in zone in cui la fioritura sia ancora in corso; le aziende che praticano il nomadismo devono sistemare gli alveari in modo che questi siano ombreggiati per le ore più calde della giornata, le altre dovrebbero opportunamente coprire le arnie con materiale ombreggiante; molto importante è anche la presenza d’acqua non inquinata che deve essere sempre a disposizione delle famiglie. Alla metà del mese inizia, nelle zone più precoci, la fioritura dell’eucalipto, che in genere si protrae per circa 25 giorni e che da alla famiglia un notevole apporto di miele e di polline.
Nel mese di luglio, si può effettuare un’unica visita generale degli alveari con un controllo generale del nido e l’aggiunta di escludiregina e melario e, nelle zone in cui la fioritura si protrae più a lungo, la asportazione degli ultimi melari contenenti il miele di eucaliptus. In questo mese sono effettuati solitamente i trattamenti di controllo o trattamenti tampone contro la Varroa con prodotti evaporanti e con acido ossalico.
Nel mese di agosto è necessario lasciare le api il più tranquille possibile, tenere le famiglie equilibrate ed aprirle il meno possibile cercando di compiere le visite nelle ore serali e di non spargere miele per evitare fenomeni di saccheggio da parte delle famiglie più forti nei confronti di quelle più deboli o con problemi di orfanità e di patologie. E’ opportuno inoltre restringere gli ingressi delle famiglie più deboli oppure, meglio, allontanarle dalle altre portandole in zone dove le possibilità di saccheggio diminuiscano, come per esempio postazioni isolate dove ci siano solamente casse della stessa forza. In questo mese, se si escludono annate particolari o colture poco diffuse in Sardegna, come per esempio il girasole irriguo, non c’è alcun tipo di apporto di nettare e di polline verso la famiglia e le api possono manifestare del nervosismo attaccando animali o uomini che imprudentemente si avvicinassero agli apiari.
Il mese di settembre è quello più indicato per compiere tutte quelle operazioni importanti per un corretto invernamento degli alveari per esempio il trasferimento delle famiglie in arnie pulite e disinfettate in modo da potere poi lavorare sulle altre per la manutenzione e per la disinfezione, in questo periodo è opportuno inoltre restringere l’ingresso dell’arnia sia per non disperdere il calore sia per evitare l’ingresso di insetti parassiti o altro. In questo mese ci sono poi una serie di importanti fioriture che possono permettere un ulteriore raccolto di miele tipo millefiori, se nella zona sono presenti in abbondanza piante di Inula viscosa o carrubo, rosmarino, lavanda. Si deve inoltre iniziare la preparazione delle famiglie migliori per la raccolta del miele di corbezzolo nutrendole eventualmente con sciroppo per permettere nel mese successivo un buon raccolto di quel prezioso nettare. In caso contrario nel locale dove verranno conservati i telaini, fino al mese di dicembre, è opportuno effettuare una disinfestazione con anidride solforosa ogni due – tre settimane per evitare che i favi siano attaccati dalla tarma della cera. In settembre poi se la raccolta è finita e i melari sono già stati prelevati, si può procedere con il trattamento chimico antivarroa con l’apistan, il perizin, il folbex o con metodi biologici. Il mese di settembre e anche il migliore per effettuare la sostituzione delle regine nelle famiglie da sciame e per la costituzione di nuovi nuclei immediattamente dotati di regina feconda (nata percio nel mese di agosto) che, fatti correttamente svernare almeno su cinque telai da nido e con abbondante quantità di scorte, daranno origine nella primavera successiva a famiglie produttive e con pochissimi problemi di sciamatura
Nei mesi di ottobre e novembre, dopo avere tolto i melari e gli escludiregina, si effettua un ultimo controllo della situazione sanitaria dell’arnia e della covata, si restringono le arnie poco popolate aggiungendo il diaframma e verificando se la quantità di provvista presente è sufficiente per fare trascorrere l’inverno alle api. In Sardegna questi sono i mesi in cui si può effettuare il raccolto di un particolare tipo di miele, il miele di corbezzolo che è caratterizzato dal fatto di avere un forte sapore amaro. Le famiglie che sono trasportate nelle località dove questa fioritura è abbondante vengono sfruttate ulteriormente ed è necessario ripetere le operazioni di corretto invernamento e trasportarle a valle o in zone dal clima più mite una volta che il raccolto è terminato. In queste zone le api possono tranquillamente completare il loro svernamento e subire i trattamenti di pulizia dalla varroa (trattamento eradicante invernale) che devono portare la popolazione dell’acaro ad un numero non superiore alle 10 – 15 unità.
Nei mesi di novembre e di dicembre non si devono effettuare particolari operazioni all’interno dell’alveare, per controllare lo stato di salute della famiglia è sufficiente osservare l’ingresso dell’arnia nelle giornate più tiepide e serene per controllare le api che effettuano i voli di purificazione, se sul predellino dell’alveare si noteranno api morte, residui di covata, insetti morti o altre anomalie a volte è opportuno fare una visita al nido, tenendo presente che deve restare aperto il più breve tempo possibile e comunque in giornate assolate con una temperatura di almeno 14 – 16 gradi. E’ opportuno in ogni caso effettuare almeno una visita mensile alle famiglie per controllarne lo stato generale e verificare la presenza di una sufficiente quantità di miele immagazzinato che permetta alla famiglia di sopravvivere all’inverno. In questo mese si devono inoltre effettuare le opportune disinfestazioni delle arnie vuote e dei melari non dimenticando di disinfestare, in caso di alte temperature, una volta al mese con l’anidride solforosa i locali dove sono conservati i telaini da melario e soprattutto quelli da nido che hanno contenuto covata per evitare gli attacchi da parte della tarma della cera.