In questa guida spieghiamo come scegliere le arnie per apicoltura.
Indice
Evoluzione delle Arnie per Apicoltura
Gli apicoltori hanno imparato a fornire un ricovero alle api, chiamato arnia.
All’interno dei favi villici le api costruiscono i favi a partire da agganci differenti, creando dei favi non in distanza regolare, ma spesso casuale.
Il favo naturale non consente infatti di avere un’elevata quantità di cellette di dimensioni ottimali per la covata da operaie.
L’arnia tradizionale greca in vimini utilizzata per le visite è chiamata Vraski, questa rappresenta uno dei primi tentativi di avere dei favi mobili, senza eliminare tutta la colonia, cosa che succedeva sempre con i vecchi tipi di arnie.
Quello che fece la differenza e permise l’introduzione di arnie non distruttive, dando l’inizio all’apicoltura moderna, fu la scoperta della necessità da parte delle api di quello che viene chiamato spazio d’ape.
Le differenti sottospecie costruiscono favi con la distanza tra una lamina centrale e l’altra differente. Per esempio l’ape italiana 38 mm e le sottospecie africane 32 mm, quindi bisogna adattare l’aria al tipo di ape allevata.
L’apicoltura moderna in particolare nasce nel 1851, quando Langstroth costruì l’alveare a favo mobile.
Nel 1851 Langstroth individuò infatti lo spazio d’ape. Egli costruì quindi la prima arnia razionale a favo mobile, a soffitta mobile.
Nel 1853, in Germania, Berlepsch giunse alle stesse conclusioni e mise a punto la prima arnia razionale di tipo tedesco, con apertura posteriore, a soffitta fissa.
Come detto, le differenti specie di api necessitano di spazi differenti. Questi sono gli spazi d’ape necessari per le diverse sottospecie di apis mellifera
Sottospecie europee 32-38 mm
A. m. adansonii 29-35 mm
A. m. capensis 32 mm
A. m. jemenitica 32 mm
A. m. lamarckii 32 mm
A. m. litorea 28-30 mm
A. m. scutellata 30-32 mm
Se lo spazio dal fondo fosse inferiore, le api sigillerebbero tutto con cera e propoli. Se invece fosse superiore, le api creerebbero altre strutture legando il favo alla parete, non creando così un favo mobile.
Inizialmente il melario e la zona per la covata erano della stessa dimensione, ma poi vennero modificare per l’eccessivo peso del melario.
Una volta scoperta l’esistenza dello spazio d’ape differenti tipi di arnie furono costruite in differenti parti del mondo. Per esempio, l’arnia a libro di Huber e Burnens, caratterizzata da telai mobili di 50 cm di altezza, 30 cm di profondità e 35-37 di larghezza. Ogni telaio era provvisto di un foro di volo richiudibile.
In Germania, il clima più freddo ha portato ad avere le api non in semplici alveari esterni, ma in casette.
Quelle in Germania, con le casette, sono dette arnie a favo caldo, in quanto i favi sono paralleli alla porticina di entrata e quindi il primo favo blocca il freddo. Le arnie usate da noi sono dette a favo freddo in quanto i favi
sono perpendicolari all’uscita e quindi l’aria si distribuisce in tutti i favi .
In queste casette viene consentita l’uscita alle api dalle differenti porticine e si potrà ispezionare il favo e fare anche la smielatura. Il problema grosso di questo tipo di alveari sarà nell’efficienza in quanto i favi, essendo messi paralleli all’uscita, dovranno essere tolti uno per uno per arrivare a vederli tutti.
Oltre quelle viste, altri tipi di arnie furono create da differenti apicoltori con esigenze diverse
– Arnia Dzierzon: cassetta apribile alle due estremità di cm 72x28x24h; in due scanalature longitudinali trovavano posto 18 telaini.
– Arnia Sartori: cassa verticale di cm 28,5x40x72h apribile posteriormente; a 47 cm dal fondo un’assicella forata divideva l’arnia in nido e melario. All’interno trovavano posto 3 ordini sovrapposti di 10 telaini ciascuno.
– Arnia Fumagalli: cassa di cm 28,5x40x47h; conteneva due soli ordini di telaini. Era possibile sovrapporre un melario.
– Arnia Cuoriforme: nel 1910 l’ing. Alessandro Tonelli propone un particolare modello di arnia con favi da nido cuoriforme.
Verso la fine del 1800 venne introdotta in Italia l’arnia Langstroth modificata in varie versioni, prima DadantBlatt, poi italo Dadant-Blatt o Italica-Carlini, modello standardizzato proposto nel 1932, per uniformare l’attrezzatura apistica sul territorio nazionale, caratterizzato da volume del nido 62 dm3 circa, volume del melario 31 dm3 circa.
Mentre in Europa le arnie che presero il sopravvento furono le Dadant-Blatt, in Africa inizialmente si cercò di portare arnie di tipologia europea non trovando il favore della popolazione; quindi dal 1965 si iniziò la costruzione di arnie di tipo top bar hive, arnie trapezoidali, simile alle arnie tradizionali, in modo da essere più vicini alla cultura locale e alle attrezzature e materie prime presenti sul territorio.
– 1965, Rhodesia Zimbabwe: Penelope Papadopulo introduce l’arnia tradizionale greca descritta da George Wheler
– 1965, Kenya: C.J. Tredwell e P. Paterson costruiscono la Kenya top bar hive.
– 1966, Senegal: Joseph Linden introduce la David hive, basata sull’arnia greca e costruita con materiali locali, con le dimensioni della Langstroth.
– 1967, Kenya: Inizia il Kenya Beekkeping Pilot Project (Oxfam, Gran Bretagna)
– 1971, Kenya: il progetto prosegue con il Kenya-Canada Beekkeping Project fino al 1982 utilizzando le KTB.
Le arnie usate in africa, tipo la top bar hive, sono arnie con la presenza della sola traversa portafavo, non prevede l’uso di fogli cerei e neppure di particolari attenzioni per il posizionamento dell’arnia medesima; nella “top bar” trovano posto circa 27 traverse portafavo che funzionano anche come soffitta.
Per fare in modo che le api costruiscano nel punto voluto, e non tra due portafavi differenti così da bloccare l’uscita dei singoli portafavi, si usano alcuni accorgimenti, come il fatto di avere il portafavo a punta con un po di cera aggiunta in modo da indicare alle api come sarà la linea del favo.
Nelle arnie occorre che ci sia una separazione netta tra melario e covata, per fare ciò si usa una rete che non permette il passaggio della regina in modo che passino solo le operaie più piccole per depositare il nettare ed opercolare il miele.
Con il tempo, l’originale Dadant-Blatt, si é visto che non era usabile per il nomadismo, a causa dell’ampio pradellino di volo, mentre era ottima per l’uso stanziale.
Inizialmente commercializzata come arnia di tipo stanziale, con il nido, a pianta quadrata, contenente 12 telaini e realizzata con il fondo mobile in modo tale che i favi potessero essere disposti sia longitudinalmente all’ingresso che trasversalmente, viene oggi costruita esclusivamente come arnia da nomadismo a 10 telaini, disposti solo a favo freddo, la sola impiegata nella moderna apicultura.
L’arnia all’interno é costruita con pareti indicativamente di 25 mm che garantiscono un buon isolamento termico, la parete anteriore e posteriore hanno delle scanalature e negli altri due lati hanno delle reggette che
consentono di rispettare lo spazio dell’ape verso l’esterno.
Il fondo è a rete e ha uno spazio per fare cadere tutti i detriti dell’attività dell’ape.
La durata dell’arnia è di almeno 10 anni, conviene trattare la parte esterna con impregnanti in modo da proteggere il legno; la verniciatura all’interno è inutile poiché le api rivestono tutto con propoli.
Oltre alle arnie da nomadismo esistono altre tipologie di arnie:
– Arnie prendi sciame: sono arnie più piccole, da 5-6 favi, per sviluppare nuclei e recuperare sciami.
– Arnie a cassone: per allevare regine o usate da chi produce pappa reale; sono arnie divise in 3 settori, i due settori laterali hanno famiglie su 10 favi, tra le due, nel centro si trova una parete con una finestra dotata di
rete escludi regina.
La parte centrale è un settore orfano, in cui si mettono favi con covata e si usa il favo orfano per indurre api ad allevare celle reali.
– Arnie piccole: (grandi come quelle prendisciame) possono essere usate per fare sfarfallare le regine prodotte, perché se venissero lasciate negli alveari precedenti si avrebbe il rischio che anche le altre famiglie decidano di sciamare.
– Arnia da osservazione: per studiare i comportamenti delle api, sono composte da lati trasparenti.
Come Scegliere Arnie per Apicoltura
Le arnie, attualmente in uso, si distinguono profondamente da quelle impiegate nel passato. Queste ultime, non rispondendo a canoni di razionalità, vengono oggi chiamate arnie villiche o bugni, al fine di distinguerle da quelle di più recente impiego, le arnie razionali. L’arnia razionale utilizzata oggi, pur nelle differenti tipologie, deriva dal modello creato in America nel 1851 da Lorenzo Lorraine Langstroth.
Nel bugno di sughero, al pari di tutte le altre tipologie di arnie villiche, la famiglia costruisce naturalmente i propri favi, saldandoli sial tetto che alle pareti. Tali favi, che contengono miele, covata o polline, possono essere estratti solo staccandoli dalle pareti del bugno, con l’impossibilità, però, di riposizionarli.
Per questo motivo, nelle arnie villiche è impossibile effettuare anche le più banali operazioni apistiche quali per esempio il controllo sanitario.
L’arnia razionale, al contrario di quella villica, permette trasferimenti più facili (alla ricerca di fonti nettarifere abbondanti), il controllo completo dello stato della famiglia e, soprattutto, di adeguare
gli spazi interni alle reali esigenze della colonia. Infatti, nelle arnie razionali è possibile aggiungere o sottrarre favi in base alla forza della colonia e quindi al numero di api che la compongono
L’arnia razionale è caratterizzata dai favi disposti in telaini distanziati di 8 mm tra di loro e rispetto alle altre superfici. Questo spazio è sufficiente per il passaggio delle api e consente di estrarre i telaini medesimi, poiché non viene riempito dalle operaie con propoli o con costruzioni supplementari di cera. L’impiego dell’arnia razionale offre all’apicoltore la possibilità di visitare periodicamente le colonie e di regolarne lo sviluppo mediante l’impiego delle moderne tecniche apistiche. E’ però indispensabile che i vari elementi dell’arnia abbiano dimensioni uniformi e corrispondenti al modello standard, in modo da poter essere spostati, senza difficoltà, da un alveare ad un altro.
L’arnia «Italica-Carlini », il cui standard è stato fissato in occasione del Congresso Nazionale della Sezione Apicoltori Italiani svoltosi a Brescia nel 1932, è attualmente il modello più diffuso in Italia. Quest’arnia (fig. 1), realizzata in legno di abete, è composta da: fondo mobile, nido, melario, soffitta e tettuccio. Il fondo mobile è sopraelevato dal piano di appoggio mediante 2 assicelle (30 x 40 mm) ed è costitutio da una tavola (580 x 500 x 20 mm), su 3 lati della quale sono inchiodati 3 regoli ( 15 x 25 mm). Sovrapponendo il nido i regoli combaciano perfettamente, lasciando sul lato anteriore un’apertura per il passaggio delle api (15 x 450 mm).
Il nido è una cassa quadrangolare con le misure interne di base di 450 x 450 mm e l’altezza di 308 mm; lo spessore delle pareti è di 25 mm. In alto, su 2 pareti opposte, il nido presenta 2 scanalature (23 x 15 rom) per la sospensione dei telaini. Le orecchiette dei 12 telaini del nido non poggiano direttamente su queste scanalature, ma su 2 reggette metalliche (sporgenza 5 mm) per impedire una eccessiva propolizzazione. Il melario è una cassa come la precedente (450 x 450 mm interni) alta solo la metà (154 mm). Le scanalature per sospendere gli Il telaini del melario non presentano reggette e misurano 18 x 15 mm. La soffitta o coprifavo è formata da una tavoletta di 500 x 500 mm, spessa 15 mm, rinforzata ai bordi da 4 regoli (25 x 25 -7- 45 mm). Di norma nella parte centrale del coprifavo si pratica un foro circolare che consente la somministrazione del nutrimento.
Il tettuccio, generalmente piano, è costituito da una intelaiatura in legno (556 x 556 x 100 mm) ricoperta con una lamiera zincata opportunamente ripiegata e saldata sugli spigoli. Il lato inferiore della intelaiatura in legno è piallato con una inclinazione di circa 30 o rispetto all’orizzontale per ricavare uno sgocciolatoio. La struttura è rinforzata mediante 4 tasselli di legno (spessore 40 mm) fissati ai 4 angoli. Tra il tettuccio e la soffitta viene così a crearsi un’intercapedine che consente la circolazione dell’aria, la sovrapposizione del nutrito re e, nella cattiva stagione, l’eventuale sistemazione di materiale coibente. Con il diffondersi dell’apicoltura nomade, l’arnia « Italica-Carlini» ha subito alcune modifiche per adattarsi alle esigenze di . questa moderna tecnica apicola. La nuova arnia, comunemente chiamata «da nomadismo» (fig. 2), ha dimensioni più ridotte (nido 450 x 375 x 308, melario 450x375x154 mm), contiene 10 telaini nel nido e 8 -7- 9 nel melario, ha il fondo fisso e presenta anteriormente un avancorpo o portichetto che può essere chiuso con una reticella durante il trasporto. I telaini (fig. 3) sono costituiti da una traversa superiore o portafavo, due montanti laterali ed una traversa inferiore più stretta delle parti precedenti per non danneggiare gli altri favi, né uccidere le api quando i 20(2) ·60· telaini stessi vengono rimossi. I telaini del nido presentano le seguenti misure: luce esterna 435 x 300 mm, portafavo 470 x 28,5 x 20 mm, montanti 290 x 28,5 x 9 mm, traversa inferiore 417 x 22 x 10 mm. Quelli del melario misurano: luce esterna 435X146 mm, portafavo 470×28,5×15 mm, montanti 136×28,5×9 mm, tra- versa inferiore 417 x 22 x 10 mm.
Recensione Migliori Arnie per Apicoltura
Arnia D.B. Standard
Questa è una delle migliori arnie che abbia mai acquistato, e dopo averla ispezionata personalmente, ora posso attestare le meraviglie di questo prodotto. Il legno di abete usato è sorprendentemente robusto e abbastanza durevole in qualsiasi circostanza. Si tratta di un oggetto pesante, circa 30 kg, cosa che riduce notevolmente la possibilità che l’arnia possa essere portata via dal vento. Raccomando questo prodotto a chiunque cerchi un’aggiunta affidabile al proprio apiario.
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche, si tratta di un’arnia da 10 favi con fondo a rete antivarroa, completa di nido, melario, telaini infilati da nido e da melario, coprifavo alto con disco a 4 posizioni, coperchio piano ricoperto in lamiera zincata, mascherina per il trasporto, maniglie, angolari, coprimaschera in lamiera e porticina metallica.
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Arnia Dadant Blatt
La quantità di api che un apicoltore può allevare dipende dalle dimensioni della sua arnia. L’arnia Dadant Blatt è usata da molti apicoltori proprio per il suo grande spazio interno, che può ospitare fino a 10 telaini di dimensioni standard. Viene anche fornito con un fondo a rete anti varroa, utile per coloro che vivono in regioni dove questi parassiti sono prevalenti.
L’arnia viene venduta con melario, 10 telaini da nido montati, forati e infilati e 9 telaini da melario, montati forati e infilati
Sono inoltre presenti distanziatori per 10 favi montati, angolari di interconnessione in tre angoli più angolare poggialeva, maniglie per il trasporto, porticina in lamiera, mascherina in plastica con girandole
- Arnia Dadant Blatt da 10 Favi standard con fondo a rete antivarroa fisso, in legno verniciato di abete stagionato, spesso 25mm, assemblato con viti
- Completa con melario, 10 telaini da nido montati, forati e infilati e 9 telaini da melario, montati forati e infilati
- Coprifavo in legno compreso di disco 4 posizioni in lamiera, coperchio in lamiera zincata h 10cm foderato in legno
- Distanziatori per 10 favi montati, angolari di interconnessione in 3 angoli + angolare poggialeva, maniglie per il trasporto, porticina in lamiera, mascherina in plastica con girandole
- (IL COLORE NELLA FOTO È CASUALE E DIPENDE DALLA DISPONIBILITÀ)
Arnie per Apicoltura più Vendute
Nella seguente lista è possibile trovare informazioni sui prezzi delle arnie più vendute online. Cliccando sui vari modelli è possibile accedere a una pagina in cui si trova una descrizione dettagliata e in cui è possibile leggere le opinioni e le recensioni degli acquirenti.
- Arnia Dadant Blatt da 10 Favi standard con fondo a rete antivarroa fisso, in legno verniciato di abete stagionato, spesso 25mm, assemblato con viti
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- Coprifavo in legno compreso di disco 4 posizioni in lamiera, coperchio in lamiera zincata h 10cm foderato in legno
- Distanziatori per 10 favi montati, angolari di interconnessione in 3 angoli + angolare poggialeva, maniglie per il trasporto, porticina in lamiera, mascherina in plastica con girandole
- (IL COLORE NELLA FOTO È CASUALE E DIPENDE DALLA DISPONIBILITÀ)
- Robusto e durevole: realizzato in legno di cedro di alta qualità con uno spessore del materiale di 0,74 pollici (1,88 cm), combinato con un preciso giunto a coda di rondine, crea un alveare robusto e durevole. Progettato per uso esterno, resiste a condizioni atmosferiche avverse e garantisce affidabilità per un uso a lungo termine.
- Finestre trasparenti per api: dotate di finestre acriliche trasparenti che consentono una facile osservazione delle condizioni delle api e dell'alveare senza la necessità di disturbarle frequentemente. Le aperture di ventilazione forniscono il flusso d'aria nell'arnia, riducendo la crescita di sostanze nocive e mantenendo la salute dell'alveare.
- Rivestimento completo in cera d'api: l'esterno dell'alveare è ricoperto da uno strato di cera d'api, creando un ambiente vicino all'habitat naturale delle api. Inoltre, i telai delle arnie in ABS rivestiti con cera d'api attirano e stabilizzano la colonia di api.
- Installazione semplice: i giunti a coda di rondine accuratamente progettati non solo garantiscono l'integrità strutturale dell'alveare, ma rendono anche il processo di installazione facile e veloce. Anche gli utenti che sono nuovi all'apicoltura possono facilmente montarlo e mantenerlo.
- Design spazioso e superiore: l'interno dell'arnia è spazioso e dotato di 10 telai per alveare con esche in ABS e 10 telai per nidiate in legno di cedro, offrendo ampio spazio per la crescita e l'attività delle api. Questo design aiuta ad aumentare la produttività delle colonie e la resa del miele.
- Arnia nomadismo con portichetto sverniciata completa di melario
- L'arnia ed il melario vengono forniti con i rispettivi telaini
- Coperchio completo di legno interno e lamiera esterna
- Coprifavo in legno con disco 4 posizioni
- Porticina dentata estate-inverno
- Arnia cubo per nuclei da 6 favi completa di melario e relativi telaini
- 6 telaini da nido con filo
- 5 telaini da melario con filo
- Robusto e durevole: realizzato in legno di cedro di alta qualità con uno spessore del materiale di 1,88 cm (0,74 pollici), combinato con un preciso giunto a coda di rondine, crea un alveare robusto e durevole. Progettato per uso esterno, resiste a condizioni atmosferiche avverse e garantisce affidabilità per un uso a lungo termine.
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- Rivestimento completo in cera d'api: l'esterno dell'alveare è ricoperto da uno strato di cera d'api, creando un ambiente vicino all'habitat naturale delle api. Inoltre, i telai delle arnie in ABS rivestiti con cera d'api attirano e stabilizzano la colonia di api.
- Installazione semplice: i giunti a coda di rondine accuratamente progettati non solo garantiscono l'integrità strutturale dell'alveare, ma rendono anche il processo di installazione facile e veloce. Anche gli utenti che sono nuovi all'apicoltura possono facilmente montarlo e mantenerlo.
- Design spazioso e superiore: l'interno dell'arnia è spazioso e dotato di 10 telai per alveare di medie dimensioni e 10 scatole di covata profonde, offrendo ampio spazio per la crescita e l'attività delle api. Questo design aiuta ad aumentare la produttività delle colonie e la resa del miele.
- Fatta di legname certificato FSC
- Fornisce un habitat riparato alle api
- Fornisce un habitat riparato alle api
- Arnia cubo (box) completa di:
- Nido completo di accessori metallici (distanziatori-maniglie-angolarini-porticina con guide)
- Coprifavo completo di foro e disco 4 posizioni
- Coperchio in legno e masonite ricoperto in lamiera
- Fondo (già assemblato) con rete antivarroa e cassettino in lamiera
- Vernice a base di olii vegetali ad alta coprenza
- Barattolo in plastica da 1 litro
- Diluibile con acqua
- ECOLOGICA
- Sicuro per le api