Pollini e altri reperti fossili rinvenuti nelle torbiere della Pianura Padana testimoniano l’esistenza nel nostro Paese di piante simili agli attuali castagni già in tempi molto remoti; sembra tuttavia che il castagno vero e proprio, Castanea sativa Mill., originario dell’Asia minore, sia stato importato in Italia all’epoca dei Romani. Il castagno si è ben presto diffuso nei boschi sostituendosi, ad opera dell’uomo, che lo ha introdotto un po’ dappertutto per sfruttarne i frutti mangerecci ed il legno, ad altre specie autoctone, soprattutto alle querce. Il castagno in Italia è talmente importante che è stato attribuito il nome di castanetum alla fascia territoriale in cui vegeta in modo ottimale compresa tra i 300 e gli 800 m di quota. Il Castanetum, presente sia sulle Alpi che sugli Appennini, è caratterizzato da vegetazione particolare, da clima temperato e da un discreto grado di umidità; i limiti di vegetazione del castagno sono però più ampi, con differenze anche rilevanti a seconda delle zone. In quest’ultimo secolo tuttavia il castagno ha subito una forte regressione per gli abbattimenti effettuati dall’uomo, ma soprattutto a causa di malattie fungine che hanno decimato il nostro patrimonio forestale. Proprio per la sua resistenza al mal dell’inchiostro è stata introdotta in Italia un’altra specie di castagno, C. crenata, originaria dell’Asia orientale e diffusa soprattutto in Giappone, donde il nome di castagno giapponese. C. sativa è diffusa in quasi tutti i paesi mediterranei, Portogallo, Spagna, Francia, Jugoslavia, Grecia, Romania, Turchia e Africa del Nord, mentre altre 2 specie, C. dentata C. mollissima Blume, sono spontanee rispettivamente nell’America del Nord e in Cina. Il castagno predilige terreni sciolti e freschi, preferibilmente silicei e ricchi di potassio, mentre mal tollera i terreni alcalini.
Indice
Descrizione
C. sativa è un albero che può raggiungere notevole altezza (fino a 30 m) e vivere anche per alcune centinaia di anni; ha un sistema radicale ampiamente diffuso e corteccia liscia nelle piante giovani, in seguito screpolata longitudinalmente. Le foglie sono alterne, oblungo-Ianceolate, regolarmente seghettate, piuttosto coriacee con nervature rilevate. I fiori sono unisessuali ma presenti sulla stessa pianta, i maschili sono riuniti in amenti eretti, composti da molti gruppetti di fiori giallastri con perianzio di 6 pezzi e 6-15 stami, alla cui base si trovano i fiori femminili, 1-3, racchiusi entro un involucro di brattee che poi si accrescono a costituire il riccio, con un perigonio di 5-8 pezzi, altrettanti stili rigidi e un ovario infero a 5-8 logge. I frutti sono degli acheni, le castagne, che rimangono rinchiuse nel riccio, o cupola, verde e spinoso, che è formato dalle brattee divenute spinescenti e si apre a maturità in 4 valve; le castagne hanno l’involucro esterno consistente e lucido di colore bruno (pericarpo), una lunga cicatrice basale bianco-grigiastra e 2 cotiledoni ricoperti di una membrana molto sottile e difficilmente staccabile. Il castagno è una pianta utilissima per i frutti, le castagne, farinose e ricche di zuccheri, (contengono circa 1’11 % di proteine e il 72 % di idrati di carbonio, calcolati sul peso secco, che possono essere consumate cotte, essiccate, ridotte in farina o ancora usate in pasticceria per la produzione dei tipici marrons glacés, e per il legno, utilizzato per produzione di pali, mobili, serramenti, come legna da ardere e per l’estrazione del tannino destinato soprattutto alla concia delle pelli. I castagni possono essere tenuti a ceduo o a fustaia; sia l’una che l’altra forma sono valide sia per la produzione dei frutti che del legno
Periodo di fioritura
C. sativa fiorisce in estate, in giugno – luglio, a seconda della quota e della latitudine
Nettari
I nettari dei fiori maschili di castagno hanno la forma di rilievi ricchi di ghiandole nettarifere situati nel fondo del fiore stesso, presso la base degli stami. Nei fiori femminili la presenza dei nettari è dubbia. Nel nettare prevale il fruttosio; la produzione di nettare giornaliera è di 0,02-0,09 mg per fiore.
Polline
I granuli pollinici del castagno sono tricolporati, presentano cioè 3 solchi muniti ciascuno di pori, subtriangolari in visione polare, ovalari in visione equatoriale.
Interesse apicolo
Il castagno è un’ottima pianta mellifera poiché fornisce notevoli quantità di nettare e, data la notevole estensione dei suoi boschi, consente alle api di produrre abbondanti quantità di miele uniflorale, molto comune in tutta Italia ma soprattutto nel settentrione, dove il castagno costituisce una delle essenze più importanti per l’apicoltura. Nel periodo di fioritura del castagno le api trovano grande soddisfazione nel bottinare questa pianta, che, accanto al nettare, offre loro considerevoli quantità di polline, ammassato nelle cestelle in pallottoline di colore giallastro, e talvolta anche melata. I mieli uniflorali di castagno sono di colore bruno scuro, fluidi per la forte prevalenza del fruttosio sul glucosio, di un caratteristico gusto amarognolo; tendono invece a cristallizzare irregolarmente i mieli misti di castagno e di altre fioriture. Il polline di castagno è fortemente rappresentato nel miele soprattutto per le sue minute dimensioni; per definire un miele uniflorale di castagno è quindi necessario che questo polline superi il 90 %. Mieli puri di castagno sono comuni anche all’estero, in Svizzera, Germania, Francia, Spagna e Ungheria.
Il miele di castagno, un tempo poco apprezzato a causa del suo marcato aroma, sta avendo oggi un giusto riconoscimento presso il pubblico, che ne apprezza, oltre al gusto particolare, anche il contenuto relativamente elevato di sali minerali, vicino all’1 %. Il miele di castagno ha inoltre pH e conduttività elettrica particolarmente elevati.