Nell’alveare si trovano individui di tre forme
– regina: presente in un unico esemplare;
– maschi: presenti in alcune centinaia/ migliaia (200-300 maschi sono sufficienti per ogni alveare per garantire la riproduzione) bassi quantitativi di maschi sono presenti in alveari gestiti dall’uomo.
– api operaie: molte migliaia.
Inoltre in un alveare si trovano 2 caste quella degli individui fertili (maschi e regina) e quella degli individui sterili (operaie).
Le api propriamente dette sono insetti sociali, in quanto all’interno della colonia troviamo:
– cooperazione tra gli adulti per le cure della covata e la costruzione del nido;
– sovrapposizione di generazioni;
– presenza di una casta sterile morfologicamente differenziata da quella fertile.
La contemporanea presenza di tutte queste caratteristiche individua gli insetti eusociali.
Le comunità di tali insetti sono delle famiglie matriarcali; la madre fondatrice abita e collabora con la propria prole, in un nido comune. La regina é specializzata nella deposizione delle uova.
Negli insetti specie dotate di un’organizzazione sociale altamente evoluta si trovano solo nell’ordine degli Isotteri (termiti) e degli Imenotteri (api, vespe e formiche).
L’attività sociale, é regolata tramite metodi chimici (feromoni) e simbolici (danza). Le colonie infine sono pluriennali.
Dalle uova fecondate si originano api operaie e regine; se le uova non vengono fecondate si originano i maschi, tramite partenogenesi arrenotoca, con patrimonio genetico n=16.
La regina cammina sui favi, trova le cellette vuote, costruite dalle operaie, e depone un uovo verticalmente.
– Giorno 1: l’uovo è verticale nella celletta;
– Giorno 2: l’uovo si presenta inclinato
– Giorno 3: l’uovo è adagiato sul fondo.
Il cibo somministrato alle larve nei primi due giorni di vita deriva dalle dalle ghiandole mandibolari (20-40%), dalle ghiandole ipofaringee (60-80%) e polline nel rapporto 2:9:3; al terzo giorno prevale il secondo componente.
– Giorno 4: la larva esce dall’uovo e si trova immersa nella gelatina reale prodotta dall’ape nutrice. Le mute nei giorni successivi saranno regolate dall’ectisone.
– Giorno 8: la larva é al massimo accrescimento, occupa tutto lo spazio della celletta, a questo punto le api operaie chiudono la celletta, la larva da forma a c diventa distesa e forma un bozzolo.
– Giorno 9: la larva fila il bozzolo.
– Giorno 10: la larva si trasforma in pupa (fase preimmaginale).
– Giorno 12: la pupa è pronta, grazie all’intervento dell’ectisone, fino a quando prevale la neotenina la larva aumenta di dimensione, poi l’ectisone prevale e la larva fa metamorfosi in pupa.
– Giorno 13: gli occhi della pupa cominciano a pigmentarsi.
– Giorno 18: inizia la pigmentazione del corpo.
– Giorno 20: l’ape si libera dall’involucro pupale,
– Giorno 21: l’ape sfarfalla.
Se le temperature sono alte, i tempi di sviluppo, si possono ridurre fino a 18 gg.
In media allo sfarfallamento l’ape pesa 100mg e per lo sviluppo di un’ape servono 142 mg di miele e 125-145 mg di polline contenenti circa 30 mg di proteine.
Per le api regine il ciclo di sviluppo é differente e più breve, solo 16 giorni mentre i maschi hanno necessità di uno sviluppo più lungo, 24 giorni.
Questi numeri sono importantissimi se si vogliono allevare le api, in quanto bisogna conoscere i momenti chiave della vita di un ape, bisogna sapere se si sta sviluppando una regina. Per evitare sciamatura, quindi, si dovrà visitare un alveare ogni 15 giorni massimo in modo da bloccare la nascita di nuove regine.
Le regine si sviluppano in celle dette reali, più ampie e spaziose di quelle destinate a ospitare la covata.
Allo sfarfallamento una regina pesa 178-292 mg.
Le api, una volta nate, non volano immediatamente, ma impiegano 40 giorni dalla deposizione dell’uovo (19 giorni dallo sfarfallamento) per diventare bottinatrici.
Se si vuole produrre il miele di acacia che fiorisce a fine aprile, occorre programmare l’alveare in modo che siano sviluppate le bottinatrici in tempo.
Per fare questo si stimola artificialmente lo sviluppo, in quanto nei periodi di fine inverno e inizio primavera non c’è molto cibo per loro. Quindi per arrivare a fine aprile con colonie ricche di bottinatrici si somministrano alle api sciroppi o canditi in modo che la regina sia stimolata a deporre molte uova. Di contro questo fa in modo che si stimoli la riproduzione di nuove regine.
Le regine vengono allevate in cellette più grandi e poste sul bordo del favo o ai margini della covata, ma le larve che diventano regine sono alimentate con quantità sovrabbondanti rispetto al consumo, dopo 16 gg la regina taglia l’opercolo e lo apre a metà, come lo sportello di un sommergibile aperto. Questo serve a capire se la regina é sfarfallata correttamente, perché se l’opercolo fosse aperto diversamente ci sarebbero stati problemi.
I maschi sono allevati solitamente quando i climi sono migliori, quindi si troveranno in cellette più in basso. I maschi arrivano alla maturità sessuale dopo 15-20 gg dallo sfarfallamento.
Una volta nata, l’operaia pulisce le cellette dove saranno deposte le uova, quindi le api diventano nutrici e per alcuni giorni si occupano della covata, nutrendola; contemporaneamente possono far parte della corte reale.
Quindi le api operaie diventano raccoglitrici del raccolto delle bottinatrici, poi lo immagazzinano; al sedicesimo giorno diventano produttrici di cera, per costruire i favi, dopo 18-19 giorni le api iniziano a uscire e a compiere qualche volo per capire dove si trova il favo.
Prima di diventare bottinatrici svolgono il ruolo di api guardine per difendere l’alveare, dal ventiduesimo giorno in poi diventano bottinatrici.
Le api bottinatrici raccolgono
Il fabbisogno di miele è elevato per le api, le api a riposo hanno bisogno di una quantità di zuccheri di 0,7 mg/ora, in attività di volo di 11,5 mg/ora.
Quando una bottinatrice torna dalla raccolta, non deposita ella stessa il nettare nelle cellette, ma lo cede alle api di casa tramite la “trofallassi” (scambio di cibo tra individui adulti), l’ape donatrice cede il contenuto della borsa melaria, e l’altra lo assorbe tramite l’apparato lambente succhiante.
Quando fa molto caldo la ventilazione non é sufficiente, quindi le api raccolgono acqua, la distribuiscono sulle pareti della celletta in modo che l’evaporazione asporti il calore dalla superficie su cui evapora. In paesi più caldi le api si spostano se manca l’acqua, si spostano meno con la mancanza di cibo.
La velocità di scarico di api bottinatrici ricche di acqua indica alle bottinatrici stesse che l’esigenza in quel momento é di acqua, quando la necessità di acqua viene a diminuire, ricomincia il normale scaricamento di nettare lasciando indietro le api ricche di acqua. La ventilazione é fondamentale anche per l’allontanamento della CO2.