Il nome scientifico « Rhododendron» raggruppa numerose specie, di cui solo due spontanee in Italia: Rhododentron ferrugineum L., diffuso su tutte le Alpi nei terreni silicei e raro nell’Appennino e Rhododendron hirsutum L., presente nelle Alpi centrali e orientali su terreni calcarei. I rododendri si possono trovare nei larice ti e nelle abetaie, ma la loro stazione tipica è rappresentata dalle rubi e dai ghiaioni, su cui essi si spingono fin verso i 3000 m, arricchendo il terreno di humus: sono perciò considerati piante pioniere. Al genere Rhododendron appartengono le ben note azalee, coltivate per ornamento e molto apprezzate.
Indice
Descrizione
R. ferrugineum è un arbusto sempreverde con rami tortuosi, foglie ovali-oblunghe, coriacee, glabre, lucenti di sopra e colar ruggine sulla pagina inferiore (di cui il nome della specie). I fiori, con corolla tra il rosso e il rosa a 5 lobi, sono riuniti in corimbi ed hanno 10 stami e un unico stilo; anche il calice ha 5 divisioni, il frutto è una cassula con 5 cavità. La pianta è ricca di ghiandole e velenosa. R. hirsutum, simile al precedente, se ne distingue soprattutto perché le foglie e i peduncoli fiorali sono ricoperti di lunghi peli.
Periodo di fioritura
I rododendri fioriscono in giugno-luglio, 1ll qualche zona anche in agosto
Nettari
Nei rododendri il nettare è prodotto da un ispessimento di tessuto ghiandolare situato nella parte più interna del tubo della corolla; il contenuto zuccherino è del 24-30 %, con dominanza di saccarosio.
Polline
Il polline di rododendro presenta una particolarità comune anche alle altre ericacee: i 4 granuli pollinici derivanti da un’unica cellula madre non si separano ma rimangono uniti a formare la cosiddetta tetrade, di forma subsferica. I singoli pollini hanno ciascuno tre solchi.
Interesse apicolo
I rododendri in fioritura formano sulle montagne variopinte distese che attraggono sia gli uomini, che purtroppo spesso fanno una raccolta indiscriminata di questi fiori, che le api. Le bottinatrici, solitamente portate nelle zone ricche di rododendro da apicoltori nomadi, compiono tragitti anche molto lunghi per raggiungere questa pianta che offre loro abbondante nettare e polline. Le pallottoline di polline sono bianchicce e relativamente piccole (6,8 mg circa). Nonostante l’assiduità delle api nel visitare questa pianta i mieli uniflorali di rododendro sono piuttosto rari; generalmente il polline di rododendro compare nel miele come polline d’accompagnamento (15-45 %) o isolato (3-15 %) insieme con pollini di altre piante di montagna e in alcuni casi insieme a pollini di castagno. Nei mieli puri di rododendro (oltre 45 % del relativo polline), quasi bianchi e a rapida cristallizzazione, il fruttosio prevale sul glucosio (fruttosio/ glucosio = 1,2- 1,4) e la percentuale di saccarosio è considerevole. Il rododendro chiamato anche « rosa delle Alpi» per la sua bellezza, benché velenoso come pianta offre nettare innocuo e anzi prezioso per le api, che ne ricavano un miele molto apprezzato dal pubblico