In questa guida spieghiamo quali sono le tecniche che possono essere utilizzate per il travaso delle api.
L’acquisto dei bugni villici va effettuato nel periodo di settembre ottobre, quando cioè gli apicoltori sene disfano o li distruggono per impadronirsi del miele. In genere il loro costo non è mai troppo alto, se possibile è meglio acquistare alveari di buon volume e con favi dritti e ben conformati, utilissima sarebbe la consulenza di un tecnico o di un esperto apicoltore per valutare le condizioni di salute, la quantità di provvista e la presenza o meno della regina. Gli alveari rustici vanno trasportati nelle ore serali dopo che tutte le bottinatrici sono rientrate, possibilmente rovesciati in modo che non vengano danneggiati e chiusi con della garza o con una rete in modo che all’interno circoli dell’aria. L’epoca più adatta per effettuare i travasi è la primavera, in questo periodo infatti nell’alveare ci sono poco miele e covata, la temperatura non è troppo alta perciò i favi sono più maneggevoli ed inoltre il periodo di raccolto si avvicina perciò le api hanno modo di nutrirsi abbondantemente e di fare sviluppare rapidamente la famiglia. Le metodologie per il trasferimento della famiglia di api da un alveare tradizionale ad uno razionale sono diverse, qui ne elenchiamo alcune.
Indice
TRAVASO DIRETTO
Per questo travaso è bene disporre di un locale che si possa chiudere perfettamente, mettendosi così al riparo dalle api che, durante lo svolgimento dell’operazione, richiamate dall’odore del miele (è inevitabile che ne venga sparso), vi potrebbero penetrare. Ciò non soltanto renderebbe più fastidiosa l’operazione, ma potrebbe dare origine a quel fenomeno – facile a verificarsi in questa epoca di scarso raccolto – detto saccheggio degli alveari. E’ opportuno che le finestre siano munite di rete metallica e apribili in modo da consentire l’espulsione delle api che durante l’operazione si sollevano a volo e vi si raccolgono.
Prima di cominciare il travaso, nel locale si debbono preparare
– un tavolo di sufficiente ampiezza;
– L’arnia razionale con due o tre telaini muniti di fogli cerei e altri vuoti;
– una tela sufficientemente ampia per coprire l’arnia scoperchiata;
– alcuni mattoni;
– un recipiente con acqua;
– uno o due recipienti vuoti (per raccogliervi, separatamente, i ritagli di favi con miele e senza);
– un piattino con un pò di crusca di frumento;
– uno o due coltelli bene affilati;
– una forbice;
– un gomitolo di forte filo di rafia;
– una spazzola da apicoltore o rametti di rosmarino;
– alcuni attrezzi da falegname come martello, tenaglia, sega a mano e scalpello
L’arnia razionale con un solo telaino munito di foglio cereo, sospeso nel nido, sarà senza coprifavo e ricoperta dalla tela, deve essere rialzata da terra, mediante mattoni, pietre, ecc. ad altezza sufficiente affinché al predellino possa appoggiarsi l’orlo della bocca dell’alveare rustico capovolto. I restanti telaini si disporranno a portata di mano sul tavolo. Trasporta, quindi , l’alveare rustico, capovolto, nel locale, tenendo a bada le api con qualche sbuffo di fumo, e lo si dispone davanti all’arnia nel modo anzidetto. I favi dovranno risultare perpendicolari al predellino dell’arnia razionale. Fuori, nel posto occupato dall’alveare rustico, si dovrà provvisoriamente mettere un’arnia rustica vuota, oppure una cassetta qualsiasi, allo scopo di raccogliervi le api che ritornano dai campi.
Con l’aiuto dello scalpello o del palettino staccafavi (leva), si cerca di praticare una piccola apertura nella zona di unione dell’arnia rustica con la soffitta, per la quale apertura (che quindi risulta in basso), prima di togliere completamente la soffitta e allo scopo di evitare lo strappamento dei favi che vi si trovano attaccati, si introduce, appena possibile, la lama di un coltello, Quest’operazione va fatta con sussidio del fumo, allo scopo di impedire alle api di uscire dalla nuova apertura; fumo che deve essere abbondantemente immerso anche dopo avere tolto la soffitta, dirigendolo in modo da investire, successivamente, gli spazi che si trovano tra i favi. Per questa operazione è opportuno l’aiuto di un assistente. Dopo qualche istante e precisamente appena le api sono state raggiunte dal fumo, si deve cominciare il cosiddetto tambusso, che consiste nel battere ripetutamente, con un bastoncino, dal basso verso l’alto, sulle pareti dell’alveare.
Le api, spaventate dal fumo e dal rumore, ritenendo di essere costrette ad abbandonare l’arnia, si buttano sulle celle dei favi e dopo avere messo in salvo il miele, ingerendone le maggiori possibili quantità, emettono un forte e caratteristico ronzio e salgono verso la bocca dell’arnia rustica, dove, sempre più numerose, si raccolgono tra le estremità dei favi. Qualcuna più ardita, mentre l’immissione del fumo e il tambusso continuano, scende sul predellino dell’arnia razionale, seguita subito dalle altre, e vi penetra per la porticina, richiamata anche dall’odore del foglio cereo. Quando si opera bene, le api salgono con notevole rapidità. Bisognerà vigilare affinché debordando dalla bocca dell’alveare, le api non finiscano a terra. Pertanto, servendosi delle penne (tenute opportunamente bagnate) si dovrà leggermente indirizzare la massa delle api, dapprima sul predellino, e poi nell’arnia. Appena un certo numero di api sarà entrato nell’arnia razionale (sempre continuando il tambusso e l’immissione di fumo), vi passeranno in massa le altre, dapprima lentamente, poi assai rapidamente. Servendosi di una penna e dell’affumicatore si impedirà che nella foga una parte si raccolga sulle pareti laterali, su quella frontale e, magari, sotto il fondo dell’arnia medesima.
Risulta essere il momento di osservare con attenzione la massa delle api sul predellino per assicurarsi che anche la regina entri. La cosa non è difficile, anche perché il passaggio viene di regola rilevato dalle api. infatti, dopo l’entrata della regina, le api passano nell’arnia più in fretta e più numerose. Il fatto di avere veduto la regina entrare dà , ormai, la certezza del buon esito dell’operazione, poiché nelle successive manipolazioni non si correrà il pericolo di danneggiarla o ucciderla.
Appena la regina abbandona l’alveare rustico, quasi tutte le api la seguono. Ha così termine il travaso o trasferimento delle api. Se tutto procede regolarmente, l’operazione dura circa mezz’ora. Talvolta s’impiega più tempo, specialmente quando gli alveari rustici sono mal conformati e, a causa delle irregolarità dei favi, il fumo non riesce a investire tutti i recessi. Ecco dunque spiegato uno dei motivi che consigliamo di dare la preferenza agli alveari rustici costituiti da arnie diritte e a sezione regolare.
Durante il travaso, data la posizione della quale si viene a trovare l’alveare rustico (con la porzione dei favi contenenti il miele rivolta in basso), un pò di miele cade a terra e i favi, direttamente investiti dal fumo caldo, si rammolliscono, rendendo più difficoltose le successive manipolazioni. Pertanto, specialmente quando si debbono travasare alveari rustici sono costruzioni recenti (più fragili) e corte, rispetto alla bocca delle arnie, ma soprattutto quando si presume la presenza nei favi di miele recente, invece di fare passare le api per la bocca( il che, del resto, richiederebbe anche più tempo) sarà preferibile servirsi dell’estremità superiore dell’arnia. Liberata l’arnia rustica dalla soffitta, si appoggia detta estremità al predellino dell’arnia razionale. In questo caso, però le celle di unione dei favi con la soffitta risultano sezionate, e siccome quasi sempre sono piene di miele, le api nell’uscire da questa parte potrebbero imbrattarsi; è opportuno spargere di tanto in tanto un pò crusca sulle sezioni dei favi. Va infine notato che a questo metodo classico di esecuzione del travaso diretto, l’apicoltore pratico può portare molteplici varianti per ottenere il più rapido svuotamento degli alveari, anche se mal conformati.
Terminato il passaggio delle api, mentre l’alveare rustico, viene messo di regola sul tavolo, l’arnia viene poggiata delicatamente a terra; sul predellino si stende una tela abbastanza ampia, tale da spazzolarvi o scuotervi le api che ancora si trovano nell’arnia rustica.
La seconda fase del travaso consiste nel prelevamento dei favi dell’alveare rustico (ormai liberati quasi completamente dalle api), nel loro inquadramento nei telaini e nella riconsegna alle api passate nell’arnia razionale.
Innanzitutto si tolgano le croci, alle quali le api fermano i favi, sfilandole opportunamente dall’esterno. Poi tenendo conto della foggia dell’alveare, a uno a uno si tolgano i favi, dopo i averli opportunamente staccati dalle pareti. Per questa operazione si usi la lama di un coltello anche un palettino (leva) a manico lungo. Trattandosi ad esempio, di un pezzo di tronco d’albero con sezione regolare, l’operazione non presenta difficoltà: si colloca l’alveare sul tavolo, in modo che i favi risultino perpendicolari; cominciando dal primo di un lato dall’alveare, uno dopo l’altro i favi si distaccano in alto e in basso dalle pareti; si prendono poi delicatamente dal lato più resistente e si sfilano, adagio adagio, dalla parte più lunga dell’arnia. Generalmente l’estrazione dei primi favi, è difficoltosa a cagione del poco spazio disponibile .
Se invece la sezione dell’alveare non fosse regolare, per l’ estrazione dei favi non vi sarebbe che un mezzo: quello di spaccarlo per lungo, nel senso dell’andamento dei favi. Così, dalle due metà che si formano l’estrazione dei favi avviene con grande facilità. Trattandosi invece di una cassetta parallelepipeda regolare, ci si comporterà nel modo descritto per primo, oppure si schioderà una delle parte i (ad andamento parallelo dei favi) regolandosi come nel caso per ultimo notato.
Di mano in mano che i estraggono dall’alveare, i favi vengono disposti sul tavolo, accuratamente spazzolati dalle poche api che generalmente vi si trovano ancora. Dando la precedenza a quelli che contengono la covata (affinché questa non si raffreddi), si procede al loro inquadramento nei telaini. Ecco come si opera: dopo avere rifilato con il coltello il bordo superiore del favo (tenuto sul tavolo nello stesso senso che aveva nell’arnia rustica), si sovrappone allo stesso un telaino da nido, in modo che la parte inferiore della traversa portafavo si trovi a contatto con il detto bordo superiore del favo. Quindi, tenendo fermo il favo e spingendo leggermente in basso il telaino, con il coltello si taglia il favo aderente al lato interno della traversa inferiore del telaino stesso. Premendo leggermente il favo entrerà esattamente nel telaino stesso. Dato, però, che i favi delle arnie rustiche sono raramente larghi quanto basti per riempire la luce del telaino (è questa un’altra delle ragioni della preferenza da darsi agli alveari rustici di buone dimensioni), per riuscire a formare telaini completi, si dovranno ritagliare altre porzioni di favo (dallo stesso o da un’altro), in modo che, combaciando perfettamente, riempiano il telaino
Si tenga presente nell’inquadrare i favi che, mentre non nuoce se nel telaino rimarrà qualche spazio vuoto in corrispondenza delle traverse laterali e anche in quella inferiore, i favi, invece, dovranno sempre risultare bene aderenti al portafavo. Infatti , mentre nel primo caso le api (che costruiscono i favi sempre dall’alto verso il basso) completeranno il telaino, prolungando i favi, nel secondo caso, oltre a non riuscire, com’è necessario a saldarli subito, molto spesso faranno scendere dal portafavo nuove costruzioni, le quali renderanno il tutto irregolare e antiestetico, e potranno compromettere la mobilità dei telaini.
Nel ritagliare i favi e nel formare i telaini, bisogna avere l’avvertenza di non sciupare, con tagli inutili, la covata maschile. Man mano che si inquadrano, i favi verranno opportunamente assicurati nei telaini, mediante legature di forte filo di rafia. Mentre il sottile filo di ferro zincato, che alcuni consigliano per assicurare i favi nei telaini, dev’essere tolto appena le api hanno provveduto a saldarli, il filo di rafia non ha bisogno di questa operazione perché le api lo rosicchiano e lo asportano, dopo terminata la sistemazione dei favi. Per legare i favi, si fa sporgere dal piano del tavolo una porzione (laterale o trasversale) del telaino e, badando che i favi nono si spostino o cadano, si dà una prima stretta legatura. Dopo avere ruotato il telaino di un quarto di giro, si ripete l’operazione nell’altro senso, e così di seguito, sino a ottenere che i favi, nel complesso, risultino ben fermi. Generalmente bastano quattro legature, ma se ne potranno fare altre se il telaino risultasse formato con più pezzi di favo.
Data l’epoca nella quale il travaso viene eseguito è opportuno prendere tutte le precauzioni per evitare il saccheggio; nel caso l’arnia approntata risulti povera di provvista è opportuno provvedere con la nutrizione o meglio con l’aggiunta di telai provenienti da altre arnie che contengano del miele. Nel disporre i favi nell’arnia bisogna dare la preferenza a quelli con la covata, tenendoli comunque racchiusi da quelli con il miele che devono essere tenuti sempre all’esterno. Quindi si dispone l’arnia con la porticina nello stesso punto in cui si trovava il bugno villico, le api che per un motivo o per l’altro si trovavano all’esterno entreranno tutte nell’alveare; l’ingresso, appena tutte le api vi saranno entrate, va ristretto per evitare il saccheggio.
Alcuni giorni dopo il travaso va effettuata la prima visita di controllo allo scopo di constatare se l’operazione sia effettivamente riuscita e se la regina è presente, si controlla poi se i favi sono conformati regolarmente e si asportano le legature rosicchiate dalle api, se la cera risulta ben saldata ai telaini, e si eliminano le eventuali costruzioni di cera.
TRAVASO INDIRETTO
Invece che ricorrere al travaso diretto precedentemente descritto ed avendo un po di tempo a disposizione si possono usare metodi detti indiretti o automatici. Il primo di questi metodi è detto per sovrapposizione e consiste nel sovrapporre un alveare rustico sopra un’arnia razionale con il coprifavo forato in modo che le bottinatrici per uscire e rientrare siano costrette a passare nell’arnia sottostante che deve essere dotata di favi costruiti o fogli cerei; dopo un po di tempo le api e la regina si trasferiranno per comodità nell’arnia razionale
Una variante di questo metodo vuole che l’arnia rustica sia messa sotto l’alveare razionale con il fondo mobile ma il principio è il medesimo. In autunno si può tranquillamente togliere il bugno villico che non conterrà più covata e miele e le api che vi fossero eventualmente rimaste dentro possono essere spinte con il fumo ad abbandonarlo per trasferirsi nell’arnia razionale. Altro metodo per il travaso indiretto che citiamo per completezza ma sconsigliamo è quello detto del “tambusso”, le api con questo metodo vengono spinte ad abbandonare l’arnia con getti di fumo e con un bussare ritmico sulle pareti prodotto da colpi di canna o di bastone e vengono raccolte in un sacco di juta o in un cilindro di rete metallica, una volta che sono uscite accumulandosi nel contenitore vengono scosse all’interno dell’arnia con i telaini razionali; i favi del bugno non si recuperano e si recupera tutto il miele.